“Da Bruxelles continuano a mandare letterine. Se proveranno a mettere sanzioni hanno capito male”. Può essere, come argomenta il vicepremier Matteo Salvini , che la bocciatura della nostra manovra da parte di Bruxelles sia risultato dell’incomprensione. Non ci capiscono, fraintendono, forse anche tecnicamente non sono preparati, come ha spiegato qualche giorno fa il ministro dell’Economia Giovanni Tria.
Può essere, anche se scorrendo rapidamente l’elenco di coloro che “non hanno capito”, qualche dubbio al nostro Governo dovrebbe venire. Non hanno capito Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch, agenzie di rating che hanno declassato la valutazione del nostro debito pubblico o ridotto l’outlook (lo ha fatto Fitch ad agosto, quando della manovra per la verità si sapeva ancora poco).
Comprensione difficile però anche per Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale, Bankitalia, Ufficio parlamentare del bilancio, Corte dei Conti. Che da varie angolature e prospettive diverse ammoniscono sui rischi dello sforamento del deficit, sulla possibilità di scardinare il già difficile equilibrio del sistema pensionistico, sulla necessità di puntare più sugli investimenti che non sulla spesa corrente, esattamente l’opposto di ciò che è previsto in manovra.
Non troppo brillanti devono essere anche gli uffici studi dell’Ocse, di Prometeia, di Intesa Sanpaolo, di Confindustria, tutti sistematicamente incapaci nel vedere l’effetto dirompente della manovra sulla crescita, che arriverà (lo dice il Governo) all’1,5% nel 2019. Senza alcun dubbio.
Poco reattivi pure gli imprenditori, che dalle assemblee territoriali (prendiamo a caso Milano, Brescia, Cremona, Pavia, il risultato non cambia) bocciano senza appello le misure previste, con indici di “gradimento” (è il risultato del sondaggio tra le imprese bresciane) che nella migliore delle ipotesi (quota 100) arrivano al 20%, per tutti gli altri temi oscillano tra il 4 e l’8%. Pochi davvero quelli che “capiscono”, tutti gli altri sono decisamente più indietro.
Un poco indietro sui modelli econometrici deve essere anche il presidente Mattarella, che ha provato con cortesia a ricordare all’esecutivo che in teoria il pareggio di bilancio è pure previsto dalla Costituzione: sforare si può (in realtà lo abbiamo fatto sempre), ma esagerare forse di questi tempi non è il caso.
Ma la persona decisamente più ottusa, in modo incomprensibile, è quella signora che si reca in banca e dialogando con il proprio consulente chiede di vendere il proprio Btp. “Sto perdendo denaro – spiega – e questi sono i miei risparmi, meglio vendere ora prima che si tardi”.
Non capisce lei e non capiscono del resto migliaia di altri investitori, che come hanno fatto poche settimane fa con le obbligazioni in lira turca, preferiscono stare alla larga (strano) da titoli potenzialmente rischiosi, così come duri di comprendonio devono essere le centinaia di persone in coda nelle banche d’affari per capire come aprire conti in Svizzera.
La massa di chi non capisce pare insomma decisamente ampia, e curiosamente in crescita con il passare del tempo.
Dall’altra parte abbiamo invece Di Maio, Salvini e Tria. Loro, per nostra fortuna visto che sono al Governo, hanno capito.